Perché NO TAV

AUTORE : AA.VV.
TITOLO : Perché NO TAV
EDITORE : PaperFIRST
COLLANA : n/a
EDIZIONE : 28 marzo 2019
ISBN : 8899784752
PREZZO : € 14,00

 

Autori:
Marco Travaglio, Erri De Luca, Marco Revelli, Tomaso Montanari, Luca Mercalli, Angelo Tartaglia, Livio Pepino, Alessandra Algostino, Claudio Giorno, Chiara Sasso, Luca Giunti

Per la prima volta le più autorevoli personalità che si battono da sempre contro la Torino-Lione si ritrovano in un libro. Un volume che è anche manifesto di un pensiero: quello di chi lotta contro il trasversale partito del cemento, pronto a speculare sulla regina delle grandi opere: il Tav. Imprenditori, o meglio “prenditori”, che vanno a braccetto con politici e vecchie cariatidi di sistema interessate direttamente all'affare. E chi si riempie la bocca di paroloni come “futuro”, “sviluppo”, “modernità” forse non sa che in quasi venti anni di studi e carotaggi abbiamo già buttato oltre un miliardo e mezzo e tenuto la Val di Susa in stato d’assedio permanente. La relazione ministeriale costi-benefici - che pubblichiamo integralmente - certifica che la realizzazione del tunnel di base avrebbe un saldo negativo di circa 7 miliardi di euro. Un motivo sufficiente per dire una volta per tutte “No Tav”.
Ognuno degli autori di questo libro affronta un tema specifico del dissenso per spiegare perché quel tratto di alta velocità conviene solo a pochi.

Estratto dal saggio “La Banda del Buco” di Marco Travaglio:
“L'impresa non è mai stata delle più semplici: difendere, anzi nobilitare, anzi beatificare una “grande opera” tanto inutile quanto inquinante che scaverebbe un buco di 60 chilometri nella montagna e un altro di almeno 10 miliardi in quel che resta del bilancio dello Stato per far risparmiare un'oretta nel trasporto di merci prive di qualsivoglia fretta: il Tav Torino-Lione, concepito 29 anni fa, nel 1990, quand’era appena caduto il Muro di Berlino, al governo c’erano Andreotti e Cirino Pomicino e alle Ferrovie Lorenzo Necci, tutti puntualmente spazzati via da Tangentopoli o peggio da Mafiopoli”